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La seconda opzione proposta dalla FIGC fu allora il 24 aprile, quando era però in programma un torneo tra squadre militari (indetto anch'esso da "Il Secolo"), a cui la Pro Vercelli doveva fornire 3 giocatori: Fresia, Felice Milano e Innocenti. Il presidente dei piemontesi Luigi Bozino richiese allora lo spostamento della gara al 1º maggio, ricevendo assicurazioni verbali in tal senso dal presidente della Federazione Luigi Bosisio (assicurazioni che dovevano, tuttavia, essere confermate dal consiglio federale per avere valore effettivo). L'Internazionale, però, oppose il suo rifiuto alla nuova posticipazione dell'incontro: i nerazzurri, infatti, fecero presente che dovevano dal 1º maggio disputare una tournée calcistica in Toscana ed Emilia,[2][4] e che due dei suoi calciatori (Zoller e Fossati) avrebbero avuto degli impedimenti lavorativi.[5]Tenendo conto del fatto che l'ennesimo spostamento della data della finale in favore dei vercellesi avrebbe causato problemi alla compagine interista (la quale chiedeva parità di trattamento per entrambe le società, e sportivamente non si era opposta al primo rinvio); valutando a posteriori come pretestuosa la duplice richiesta dei piemontesi di posticipare lo spareggio (proprio a causa della mancata partecipazione di questi all'amichevole del 17 aprile);[6] sospettando, dunque, che i succitati rinvii fossero stati chiesti dalla Pro solo per consentire ai propri elementi un maggior riposo e magari il recupero di alcuni acciaccati,[5] il consiglio federale decise di confermare definitivamente la gara per il 24 aprile e programmò per il 1º maggio l'eventuale ripetizione da giocare in caso di pareggio.La Pro Vercelli, in un primo comunicato alla Gazzetta dello Sport, scrisse di preferire la rinuncia alla vittoria in Campionato, pur di non privare il 53° Fanteria dei suoi giocatori. Il giornale milanese commentò: «A noi sembra che la FIGC non poteva trovare altro modus vivendi: e ci rincresce di constatare, e non possiamo rendercene conto, come la Pro Vercelli abbia a posporre una gara di campionato Nazionale, ad una gara che la FIGC non può certamente tenere in considerazione, svolgendosi affatto fuori dell’orbita della sua giurisprudenza».[2] La tesi che l'indisponibilità per infortunio di un paio di giocatori vercellesi fosse l'autentico movente della richiesta di rinvio sembrò, inoltre, trovare conferma in una "ultim'ora" in fondo alla presentazione del match da parte della rivista Foot-Ball, tre giorni prima della data fatidica: «All'ultimo momento, veniamo a conoscenza di un incidente di particolare gravità! Mercoledì mattina [20 aprile] si sono recati a Milano vari dirigenti della Pro Vercelli. Agli amici che li hanno avvicinati, essi hanno dichiarato che sfortunatamente non parteciperanno alla grande giornata gli ottimi Rampini e Coma, ammalati entrambi. Si diceva pure che i vercellesi avessero fatto pratiche per il rinvio del match».[5] Il presidente Bozino, comunque, si mantenne ostinatamente sulle sue posizioni ed annunciò il 23 aprile, che aveva deciso in segno di protesta di schierare la formazione giovanile composta da ragazzini dagli undici ai quindici anni, convinto che i dirigenti interisti avrebbero, alla fine, concesso ancora il rinvio.[7]I nerazzurri, invece, rispettando gli ordini della Federazione, giocarono, pur fra l'ostilità dei tifosi piemontesi e dei giocatori della prima squadra avversaria, i quali assistettero alla sfida, ottenendo uno scontato successo e la conquista del loro primo titolo nazionale. La rivista ufficiale della FIGC, Foot-Ball, scrisse indignata:
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